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4 of 4 people found this review helpful. Un quadro globale dell'emigrazione italiana in Svizzera e in Germania    (2012-05-29)
Questo volume dello storico e saggista Luciano Trincia offre per la prima volta un quadro globale... Read more... Questo volume dello storico e saggista Luciano Trincia offre per la prima volta un quadro globale e statisticamente ben documentato dell’emigrazione italiana in Svizzera e in Germania fra Otto e Novecento. A lungo trascurata dalla ricerca storica, la presenza di lavoratori italiani emigrati fu invece essenziale nei processi di formazione industriale dei due paesi. Maggiore gruppo etnico immigrato in Svizzera nel periodo prebellico, secondo dopo i polacchi nella Germania bismarckiana e guglielmina, gli italiani contribuirono con il loro lavoro a creare molte delle infrastrutture che accompagnarono la rapida espansione economica della Mitteleuropa, come i trafori del Gottardo e del Sempione o l’efficiente sistema di comunicazioni ferroviarie. Fu proprio in quegli anni, e non nel secondo dopoguerra come comunemente si crede, che la questione dell’emigrazione entrò prepotentemente nelle relazioni dell’Italia con le due nazioni d’oltralpe. Frutto di una lunga e accurata ricerca effettuata in Germania e in Svizzera, questo libro analizza in una prospettiva comparata i primi flussi migratori italiani verso l’Europa centrale, i meccanismi di integrazione e di marginalizzazione, la formazione di catene migratorie, l’impatto avuto dal fenomeno sulle società di accoglienza, sia in termini economici e di sviluppo, che sotto l’aspetto politico, sindacale, giuridico e diplomatico. In continuo dialogo con i risultati della storiografia in materia, l’autore ricostruisce i termini del dibattito che accompagnò l’impiego di manodopera straniera in Svizzera e in Germania, trasformandolo, nelle teorizzazioni di Max Weber e seguaci, in un terreno di scontro fra etnicità e nazionalismi. Operosi e a basso costo, preferiti ai polacchi per la maggiore capacità di adattamento e il minore spirito nazionale, gli operai italiani immigrati furono sottoposti a forti pressioni assimilatorie, che presupponevano la perdita dei valori etnici e culturali di cui erano portatori. L’intensità di questi condizionamenti generò negli ultimi anni dell’Ottocento un forte dinamismo assistenziale, sia di matrice laica che religiosa. La Chiesa tedesca e quella svizzera, entrambe Chiese della diaspora in paesi dove il termine cattolico e straniero erano spesso considerati complementari, segnalarono a più riprese la necessità di una rete di protezione del lavoratore immigrato, sia nei confronti della Santa Sede che delle gerarchie ecclesiastiche italiane. Solo a partire dal maggio 1900, attraverso la collaborazione fra Lorenz Werthmann, fondatore e primo presidente del Caritasverband tedesco, e il vescovo di Cremona Geremia Bonomelli, l’azione della Chiesa fra gli emigranti poté però dispiegarsi pienamente. Qualcuno, nella Curia di Leone XIII, avvertì tutto questo come una minaccia politica e come un tentativo di avvicinamento silenzioso allo Stato liberale. Altri videro nel vasto campo dell’assistenza all’emigrazione un fertile terreno d’incontro fra istituzioni cattoliche e potere civile, in vista di una ricomposizione della frattura prodottasi nell’Italia postunitaria. Avvalendosi di una vasta documentazione inedita, l’autore delinea con precisione i partiti esistenti in Vaticano, le diverse posizioni fra i vescovi italiani, il giudizio del clero e dell’episcopato d’oltralpe. Alla storia dell’emigrazione continentale italiana si intrecciano quindi le vicende di grandi figure dell’epoca: dai pontefici Leone XIII e Pio X ai cardinali Rampolla, Agliardi, Ferrari, Richelmy; da vescovi come Scalabrini, Bonomelli, Battaglia a uomini politici e personalità religiose come Zanardelli, Fogazzaro, Schiaparelli, Gallarati Scotti, Pisani. Come ha notato Gianfausto Rosoli nella sua prefazione, il volume di Trincia “fornisce più di una novità sul piano delle conoscenze storiche finora disponibili a proposito delle relazioni con la Svizzera e la Germania” e ha il merito di “aver recuperato questa importante pagina di storia sociale e religiosa tra Italia, Svizzera e Germania di inizio secolo, troppo spesso dimenticata”. Luciano Trincia, Emigrazione e diaspora. Chiesa e lavoratori italiani in Svizzera e in Germania fino alla prima guerra mondiale Roma, Edizioni Studium, 1997, pp. 349.
5 of 5 people found this review helpful. Detailed archival research in Trincia's work    (2012-05-30)
The rapid industrialization of Switzerland and the German Empire attracted Italian workers in the decades after the unification of Italy. The integration of Italian seasonal... Read more... The rapid industrialization of Switzerland and the German Empire attracted Italian workers in the decades after the unification of Italy. The integration of Italian seasonal labor into the work force beyond the Alps gave rise to a variety of political, cultural and religious tensions in those years of aggressive nationalism. Luciano Trincia, in his deeply researched account of the origin of Catholic social and religious support for Italian workers in central Europe, narrates with clarity the complex intra-Catholic and international ideological landmines that characterized those earliest efforts at migration assistance in continental Europe. After three chapters that measure the relative importance of foreign and Italian labor in the industrializing economies of Italy’s northern neighbors, recount the expansion of railways, that linked Italy to Prussia, and describe the industrial sectors in which Italians found work, Trincia provides an original account of Catholic assistance for migrants. Well versed in secondary literature on Swiss and German Catholicism, Trincia adopts the term “diaspora” as it was and is employed in German writings – not to refer to Italian communities outside Italy, but rather to describe the status of Catholicism as a minority confession within predominantly Protestant nations. Thus, Italian workers in Prussia or Baden appear, not merely as ethnic minorities, “dark sons from the South” (bruni figli del Sud), but “minority within a minority”, as Catholic workers within the German Empire whose aggressive Protestantism claimed the mantel of national identity after German unification under Birmarck, and sought to forcibly assimilate outsiders. Within the diasporic Catholicism of both Germany and Switzerland in the late nineteenth and early twentieth centuries, Italian migrants entered Catholic “ghettos” constructed to protect the minority confession from the forces of Protestantism, Masonry, and socialism. In contrast to most studies of social Catholicism in European society which neglect migration issues, Trincia emphasizes how emigration assistance for workers was a sphere in which a variety of Catholic innovators developed their social vision. Particularly in Italian historiography, scholars have focused almost exclusively upon the intransigent, anticonciliarist Opera dei Congressi as the leading organization in which social Catholicism developed in Italy. Trincia demonstrates how the transigent, conciliarist strands of post-Risorgimento Italian Catholicism – those who wished to see the “Roman Question” resolved and a reconciliation with the Italian state – through pastoral care for migrants, developed a social Catholicism with noteworthy financial links to the conservative-liberal laity of northern Italy. The Italian protagonist in this story is Bishop Geremia Bonomelli of Cremona, whose outspoken patriotism, willingness to work with the Italian foreign ministry and consulates, and close ties to Professor Ernesto Schiaparelli’s Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari Italiani, a lay association tied to the rising forces of conservative Catholic nationalism, instigated intransigents in the Vatican under the guidance of Secretary of State Mariano Rampolla del Tindaro, and in Milan under the leadership of Cardinal-Archbishop Andrea Carlo Ferrari to contest Bonomelli’s initiative. The failed efforts of Rampolla and the Milanese intransigents to undermine Bonomelli’s Opera di Assistenza degli operai italiani emigrati in Europa e nel Levante (L’Opera Bonomelli) owed much to the testimony of Swiss and German bishops to the effectiveness of Bonomelli’s missionaries and the rich pre-existing networks of assistance already in place in Germany and Switzerland. The key German figure in this story was Lorenz Werthmann, a Prussian priest trained in Rome, whose Caritasverband für das katholische Deutschland centered in Freiburg in Baden created a German national association to provide Italian workers social and religious assistance. In contrast to his counterparts in Switzerland, where migration assistance for Italian workers was more fragmented, Werthmann gained enough support from the German episcopacy to develop a coordinated organization beyond the diocesan level. Werthmann’s introduction to Bonomelli, mediated from Pietro Pisani, assured L’Opera Bonomelli the connections it needed to achieve concrete results that saved the new organization which could not attain Vatican endorsement because of suppression at the hands of Rampolla. Trincia’s reconstruction of the origins of L’Opera Bonomelli, based on detailed archival research, is impressive. Furthermore, in a balanced fashion, he clearly and consistently places the events he narrates into a broader context, both within the contentious Catholic cultures of Italy, Switzerland and Germany, and within the volatile international relations of the period which witnessed the forcing of the Triple Alliance and the failed rapproachment between the Vatican and France during Leo XIII’s papacy. Trincia’s work is another step toward grander comparison of Italian communities throughout the world. To date, most such attempts ignore religion and the Catholic church as they measure and compare labor movements, Fascism, and radical ideologies. Peter R. D’Agostino (Stonehill College), International Migration Review : IMR. 34, no. 4, (2000): 1309-1310
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